Primo mese: tempo di bilanci
In questo primo mese di WildRoads di cose ne sono successe tante: possiamo davvero dire che ogni giorno è sempre una nuova esperienza e una grande incognita. Gli imprevisti iniziali ci hanno costretto a ritardare la partenza al 18/06/2018 e ci hanno reso difficile i primi giorni di viaggio: ma da ogni disavventura abbiamo tratto grandi insegnamenti che ci hanno permesso di vivere al meglio le settimane successive.
I primi giorni del viaggio
I primi giorni in Croazia ci siamo iniziati ad adattare alla vita in van. In Slovenia abbiamo incontrato il professor Miha Krofel che ci ha spiegato la situazione in questo Stato, così vicino all’Italia eppure con una gestione della convivenza uomo-grandi carnivori molto diversa. Qui orsi e lupi sono ben visti sia dalla popolazione che addirittura dai cacciatori, normalmente la categoria più difficile da sensibilizzare. Questa impresa è stata possibile grazie al turismo: infatti, chi meglio di un cacciatore conosce le abitudini degli animali e le strategie migliori per avvistarli? Ecco allora che è facile per un cacciatore diventare un accompagnatore per fotografi o turisti che vogliono vedere dal vivo questi grandi carnivori in natura. Anche chi ci vive più a contatto sembra vederli in modo positivo: a Soze infatti una famiglia di agricoltori e allevatori ci ha confermato che non sono gli orsi o i lupi ad essere un problema ma l’elevato numero di cervi e cinghiali.
Austria, Slovacchia, Polonia
Dalla Slovenia abbiamo proseguito brevemente in Austria per poi continuare in Slovacchia, dove siamo rimasti incantati dalla bellezza della zona montuosa dei Tatra. E, proprio in questo luogo, abbiamo fatto il nostro primo incontro con un orso! Stavamo camminando lungo un sentiero di montagna in una giornata nuvolosa, lontano da turisti, quando ad un certo punto abbiamo visto ad 80/100 metri da noi l’orso. Era circa mezzogiorno, e non ci aspettavamo di avvistare nessun animale: le nostre macchine fotografiche erano nello zaino, e non abbiamo fatto nemmeno a tempo a prenderle che l’orso era già scappato a gambe levate dietro la collina.
Dalla Slovacchia siamo saliti lungo il lato orientale della Polonia, dove le montagne hanno iniziato a lasciare il posto a grandi pianure ricche di alberi, fino a giungere nella foresta di Bialowieza, una delle tappe principali di questo viaggio. Qui abbiamo incontrato diversi esperti al Mammal Research Institute, che ci hanno subito fatto capire quanto questa foresta sia stata minacciata negli ultimi anni. I grossi danni subiti dalla foresta (1 milione di alberi abbattuti dall’uomo nel 2017) hanno profondamente cambiato alcune aree di questa che è considerata la foresta più antica d’Europa, dove vivono oltre 20.000 specie animali. “La cosa più grave”, ci dice Tomasz Samojlik, “è che i danni agli animali a causa del cambiamento di habitat si vedranno solo a lungo termine”.
Tomasz ci ha poi consigliato di andare a parlare con un gruppo di attivisti, supportati da Greenpeace e altre organizzazioni come WWF Polonia, che ha lottato negli ultimi anni per salvaguardare la foresta di Bialowieza dalla disboscamento. Così abbiamo incontrato, in un ex-scuola, Jacek Winiarski che ci ha riferito che l’enorme danno a Bielowieza è stato realizzato da un gesto voluto dal nuovo governo, avvenuto senza un reale motivo ma solo per scopi politici.
Le persone comuni che abbiamo incontrato
Lungo i 2300 km di questo primo mese di viaggio abbiamo incontrato moltissime persone, di ogni nazionalità, lingua, religione. Non abbiamo incontrato nessuna persona contraria alla presenza di lupo, orso, o di qualsiasi altro animale. L’idea di queste persone può essere riassunta nel “siamo noi umani gli ospiti, gli animali c’erano prima di noi non abbiamo nessun diritto di decidere per loro”. Qualcuno effettivamente ha sollevato il problema di una errata gestione da parte dello Stato, che spesso non aiuta, o solo in parte, agricoltori e allevatori a difendersi da attacchi da parte di questi animali. La Slovenia ci ha però insegnato che, con le adeguate tecniche di protezione e con la giusta sensibilizzazione, è possibile portare quasi a zero i danni causati da questi animali.
Il problema maggiore restano ancora gli incidenti stradali, in cui ogni anno moltissimi lupi e orsi vengono investiti. Anche questo problema potrebbe essere ridotto con una migliore gestione del territorio. Sia Miha Krofel in Slovenia che al Mammal Research Institute a Bialowieza ci hanno confermato che nella progettazione di strade e autostrade non vengono mai interpellati biologi o ecologisti per valutare la necessità di ponti verdi, in modo da permettere agli animali di attraversare senza pericoli.
A molte persone incontrate abbiamo raccontato cosa sta succedendo in Italia, dove il Trentino ha recentemente tentato di far approvare una legge che consenta l’abbattimento di lupi e orsi, considerati pericolosi per l’uomo. Tutte le persone a cui lo abbiamo raccontato hanno reagito in un unico modo, che dovrebbe far riflettere: “Pensavamo che l’Italia fosse un Paese più sviluppato”.