4 Agosto 2017: Colfiorito, Muccia. Primo impatto con i luoghi del terremoto
Altra sveglia alle 04:30, colazione veloce e via in discesa: le partenze così sono perfette, ci permettono di fare tanta strada senza fatica sfruttando il fresco del mattino. Iniziamo il quattordicesimo giorno del viaggio in bici dal Piave ai Sibillini circondati di girasoli, che rendono il paesaggio incantato in queste prime ore del mattino.
Fino a Foligno i km volano veloci ma poi inizia la grande salita che porta al passo Colfiorito. La strada però è bellissima: da quando hanno costruito la nuova superstrada, la vecchia provinciale che passa per tutti i paesini è praticamente una pista ciclabile.
A circa 15 km da Colfiorito vediamo un bar lungo la strada che subito attira la nostra attenzione, non sappiamo se per colpa della fame o per un qualche segno del destino, e decidiamo di fermarci a mangiare un panino. Scelta giustissima! Il panino era buonissimo, costava poco, e ci ha permesso di restare oltre mezz’ora a parlare con un signore di 80 anni (anche se ne dimostra molti meno) estremamente interessante.
Ci ha raccontato con entusiasmo la storia della sua valle, distrutta ora dalla nuova superstrada che di fatto sta portando alla morte i piccoli paesi. Il prezzo della fretta, della velocità: si dimenticano le cose semplici, le tradizioni, i luoghi veri. La vecchia provinciale che abbiamo percorso passa per posti fantastici, ma tutti ora fanno la superstrada da cui non si vede nulla: solo gallerie e viadotti. Abbiamo poi continuato a parlare di montagne, scoprendo che lui aveva passato la gioventù sulle Alpi arrampicando molto.
A malincuore salutiamo il simpatico signore e ripartiamo: ormai si sta facendo tardi e ci mancano molti km di dura salita che dobbiamo affrontare proprio nelle ore più calde della giornata.
Arriviamo in cima al valico verso le 14:00, e troviamo molti giovani in fila all’unico supermercato aperto: in quei giorni c’è il Montelago Celtic Festival, che richiama migliaia di persone da tutta Europa. Noi compriamo qualcosa da mangiare e ci mettiamo tranquilli in un parco.
Approfittiamo della pausa per fare i conti di tutte le donazioni che abbiamo ricevuto fino ad ora e per avvisare Christian di Visso del nostro arrivo. Lui ci da la possibilità di passare la notte da suo cugino Mario a Muccia, che è sulla strada per Visso scendendo da Colfiorito. Approfittiamo senza pensarci troppo!
Da questo momento tutto cambia: dopo oltre 700 km in bici ora entriamo nei luoghi colpiti dal terremoto. Muccia è il primo paese fortemente danneggiato che incontriamo, con il 90% delle case non agibili.
Passiamo via veloci, salendo verso l’agriturismo di Mario dove passeremo la notte. Lui da subito ci accoglie calorosamente, ed è la prima persona che ci fa rendere conto dove siamo arrivati: in un posto da favola, che però sembra sia appena uscito da un bombardamento di guerra. Del suo agriturismo è rimasto agibile solo parte del ristorante, mentre loro vivono in un container.
Ci offre una cena fantastica con tutti i prodotti della sua azienda. A fine cena passiamo un bel po’ di tempo con sua mamma, che ci racconta la sua esperienza del terremoto. E’ la prima volta che sentiamo di persona il racconto di chi lo ha vissuto e, nonostante i 14 giorni di viaggio e i 700 km percorsi fino ad ora, non eravamo ancora pronti ad affrontare tutto questo.
Ci ha raccontato di come, nella sfortuna, sono stati fortunati: prima della scossa devastante che ha fatto crollare tutto c’era stata una scossa più leggera che aveva fatto uscire tutti di casa, evitando quindi morti o feriti gravi.
“Non lo dimenticheremo mai” ci diceva, con gli occhi lucidi.
Questi sono tutti luoghi storici, ricchi di teatri e università. E’ triste quindi realizzare che questo terremoto ha cancellato la storia, che non potrà più essere recuperata.