Białowieża: l’ultima foresta vergine d’Europa
Il 16/07/2018, durante il nostro viaggio in van in Europa, siamo arrivati a Białowieża, nel cuore dell’ultima foresta vergine d’Europa. Una foresta si definisce vergine quando è incontaminata dalla presenza umana. Questo ovviamente impone che non venga mai svolta alcuna pratica di silvicoltura. Come nostra abitudine, siamo scappati subito dalle rotte turistiche del centro di Białowieża per dirigerci verso uno dei 3 villaggi immersi nella foresta: Teremiski.
A Teremiski abbiamo incontrato Jacek Winiarski, in una ex scuola ora punto informativo per i visitatori (Puszczański Punkt Informacyjny), che ci ha raccontato a lungo della recente storia della foresta. In questo luogo, oltre a Jacek, sono presenti diversi attivisti che dopo la dura lotta degli ultimi anni ora rimangono qui a vigilare sulla tutela della foresta.
La deforestazione di Białowieża
“Ci sono molti gruppi di volontari che lottano per tutelare la foresta” ci spiega Jacek. Anche perché solo il 17% della foresta è Parco Nazionale, nonostante sia interamente patrimonio mondiale UNESCO. Questa è l’ultima foresta vergine d’Europa.
Dal 2010 Greenpeace è stata coinvolta per preservare la foresta dal disboscamento. Inizialmente i risultati sono stati buoni: l’intervento di Greenpeace aveva fatto ridurre notevolmente l’intensità della deforestazione.
Nel 2017 il governo ha però ordinato il taglio di 200.000 m3 di legname, pari a circa un milione di alberi. Questa decisione è stata giustificata dalla presenza del Bostrico dell’abete rosso,un insetto che danneggia la corteccia degli alberi. Si è annunciato infatti che l’insetto stava distruggendo la foresta e quindi per salvaguardarla era necessario annientarlo tagliando migliaia di alberi.
Operazione totalmente inutile, in quanto questo insetto nella foresta è sempre esistito e continuerà a esistere: ne è l’esempio la parte di Biellorussa della foresta, interamente protetta e ricca di questi insetti.
In ogni caso, per definizione, in una foresta vergine non è l’uomo a dover stabilire l’equilibrio.
Per questa catastrofica operazione si sono messe al lavoro 5 grandi macchine taglia legna, ognuna delle quali è capace di abbattere centinaia di alberi ogni giorno.
La lotta per salvare la foresta
Greenpeace, supportata da moltissime altre organizzazioni come WWF Polonia e da numerosi attivisti locali, ha iniziato immediatamente a protestare per bloccare queste macchine capaci di tagliare centinaia di alberi al giorno. Fortunatamente moltissime persone da tutto il mondo hanno iniziato subito ad arrivare a Białowieża, dove è stato allestito un campo dove poter rimanere costantemente.
“Bloccare le macchine non è stato semplice” ci annuncia una ragazza che ha vissuto la protesta, anche solo per un semplice fattore logistico: la foresta è immensa, ogni macchina lavorava su aree diverse ed ogni giorno cambiavano luogo: “potevano essere ovunque”. Per individuarle tempestivamente, decine di persone pattugliavano costantemente la foresta. Una volta individuata una macchina, altri attivisti correvano li incatenandosi a alberi o alle macchine stesse per impedirne l’utilizzo.
La reazione dello Stato è stata però violenta: in ogni blocco è intervenuto tempestivamente l’esercito per rimuovere con la forza le persone incatenate. A causa delle violente rimozioni, molte persone hanno avuto fratture a mani, polsi, braccia. Tutti i media polacchi e del resto del mondo hanno iniziato a documentare la situazione, portando a conoscenza di questo grave affronto alla natura.
Il lieto fine
Fortunatamente la reazione della Commissione Europea è stata rapida, e già a Luglio 2017 c’è stata una prima intimazione allo Stato di interrompere la deforestazione di Białowieża. I tagli però non si sono fermati. C’è stata solo una breve pausa nel periodo invernale, sia per le condizioni meteo, sia perché la quantità massima di legname prelevabile annualmente era già stata raggiunta.
Il 17 Aprile 2018 finalmente la Commissione Europea dichiara illegale ogni operazione di silvicoltura in questa foresta patrimonio mondiale UNESCO, imponendo delle sanzioni allo Stato per ogni giorno di mancato rispetto di questo divieto.
I tagli si sono subito interrotti, ma hanno continuato a piantare nuovi alberi e a rimuovere alberi già tagliati o caduti, operazioni altamente dannose in una foresta vergine. E’ stato fatto un report dagli attivisti, in collaborazione con Greenpeace, per dimostrare questa situazione.
Ora la situazione sembra finalmente essere migliorata. Resta incredibile il fatto che un danno così grave ad un patrimonio mondiale sia rimasto totalmente impunito. I danni subiti dalla foresta sono incalcolabili.
L’unica cosa positiva di questa storia è il fatto che l’unione di molte persone, accomunate da un grande amore per la natura e dalla voglia di tutelarla, sono riuscite a fermare un disastro con una lotta pacifica.
Dopo la sentenza del 17 Aprile, tutte le denunce ai manifestanti da parte dello Stato sono cadute. Un anno di difesa legale è costato però oltre 500 mila euro; spese che solo grazie al sostegno dei cittadini del resto d’Europa e del mondo, con numerose donazioni, sono riusciti ad affrontare.
Ora questa ex scuola è diventata un centro di informazione ed educazione, dove alcuni attivisti permangono stabilmente per fornire a chiunque voglia tutte le informazioni su questa bellissima meraviglia della natura.