L’esperienza di volontariato nei Balcani mi ha cambiato la vita. Alla partenza chi mi stava vicino aveva paura per me, perché non sapevano e non conoscevano dove sarei andata a finire, avevano paura perché le loro conoscenze ed esperienze arrivavano solo dalla tv. A me poco interessava e rimasi incantata da ciò che vidi e da ciò che provai.
Mi ritrovai nel bel mezzo di moltissime colline in Bosnia, in un paese disperso con pochissime case e ancora meno abitanti. Infondo a una lunga stradina sterrata c’era una baracca e due saggi signori che ci stavano aspettando con un sorriso a mille denti. Eravamo lì per costruire le fondamenta della loro nuova casa, perché dalla fine della guerra civile vivevano in quella baracca. Si vedeva da lontano che avevano sempre vissuto con quel poco che riuscivano a coltivare ed ad allevare. Ma loro, avendo poco, ci offrirono tutto per ringraziarci, senza aver paura di esser rimasti con pochissimo da mangiare per i giorni successivi. E questo è stato solo un evento dei mille che ho vissuto in quei 10 giorni.
L’umiltà in Slovenia
Ora ci troviamo io e Marco in Slovenia, sempre in un paesino sperduto, un paesino che i turisti non si fermeranno mai a osservare o a fotografare. Dato che ci troviamo circondati da campi in coltivazione, scegliamo di comprare un po’ di verdura di qualche contadino. Troviamo un cartello dove ci sono scritte due parole per noi incomprensibili e un disegno affianco raffigurante un pomodoro e una carota. Decidiamo di seguire il cartello e ci ritroviamo in un piccolo borgo di case con un signore che ci saluta con un “Dan”. In un inglese semplice cerchiamo di spiegare cosa stiamo cercando. Lui ci risponde “Voda?” e ci invita in casa, ci offre un alcolico simile alla Grappa. Ci parliamo comunicando a gesti e ci facciamo un sacco di risate. E dopo più di un ora ci ritroviamo con 4 borse di verdura, frutta e carne. Non voleva un euro per tutto quello.
Queste zone che si credono sottosviluppate, in base al ridotto costo della vita o al fatto che l’agricoltura e l’allevamento siano paragonabili ad un Italia del dopoguerra, in realtà sono zone dove l’egoismo, l’avarizia, l’invidia del mondo globalizzato lasciano respiro a gesti di semplicità, umiltà, umanità.
Il signore voleva invitarci ancora a bere quella “Grappa” ma, essendo le 5 di pomeriggio e dovendo pedalare in salita per qualche chilometro, abbiamo rifiutato. Anche se ci diceva che ci avrebbe fatto andare molto più veloce.
È qui che non esiste la paura verso il prossimo o il diverso, forse è quello che stiamo cercando infondo in questo viaggio.
Qui ognuno viene accolto in casa come se fosse un caro amico venuto da lontano.