Può, un battito d’ali di una farfalla in Brasile, provocare un tornado in Texas?
Questo fu il titolo di una conferenza tenuta da Lorenz nel 1972. Secondo Lorenz quindi piccole azioni, apparentemente insignificanti, possono avere forti ripercussioni a grandi distanze.
L’universo non è più visto come una macchina fatta di componenti distaccate: abbiamo scoperto che il mondo materiale è una rete inseparabile di relazioni e che il pianeta nel suo complesso è un sistema vivente che si autoregola. Ogni vita è interconnessa con altra vita, tutto è concatenato, ogni forma di vita è causa ed effetto di altre, cui si lega intimamente: “come dire,se vivrà bene il lupo, vivrà bene anche l’uomo e viceversa”.
L’evoluzione non è più vista come una lotta competitiva per l’esistenza, ma piuttosto come una danza cooperativa in cui la creatività e l’emergere costante di novità sono le forze trainanti. Nella natura la crescita non è lineare e illimitata: mentre alcuni organismi o degli ecosistemi crescono, altri decadono liberando e riciclando le proprie componenti che a loro volta diventano risorse per una nuova crescita.
Questo tipo di crescita è ben conosciuta ai biologie e agli ecologi; viene chiamata “crescita qualitativa”, in contrapposizione al concetto economico attuale di crescita quantitativa.
La crescita dell’economia e la crescita delle aziende sono il motore del capitalismo globale, il sistema economico attuale dominante. Questo sistema economico persegue implacabilmente una crescita illimitata, promuovendo un consumo eccessivo e un’economia dello spreco: più consumiamo, più sfruttiamo, più inquiniamo.
E se inquiniamo le nostre acque e la nostra terra, la biodiversità, cioè la varietà della vita, si impoverisce. E, come abbiamo detto all’inizio, ogni essere vivente è interconnesso ad un altro: quindi chi ci rimette siamo noi.
Come recita l’articolo 1 della Dichiarazione Universale sulla Diversità Culturale “la diversità culturale è necessaria all’umanità quanto la biodiversità lo è per la natura.”