Uscire dalla comfort zone
Quanto spesso ci sentiamo dire “è solo questione di abitudine”, e dentro di noi pensiamo “che semplice è banalizzare la mia situazione con questa frase così scontata”.
L’abitudine è “comoda” perché non presenta nessun cambiamento in sé, per definizione. Ti fa sentire al sicuro. Ti fa conoscere bene quello che c’è ora nella tua vita e ti fa pensare che anche il futuro sarà così. Non ti costringe a pensare ogni giorno ad una nuova soluzione per ogni nuova situazione che ti si presenta. Sei tranquillo e rilassato, nel tuo mondo sicuro.
Questo crea uno stato di benessere, ma anche di pigrizia e di paura. Spesso ci si abitua anche a situazioni che razionalmente non ci piacciono. Ci si abitua ad un lavoro che non fa per noi solo perché “è un lavoro sicuro”, ci si abitua a persone con cui non stiamo davvero bene solo perché “sono fortunato ad averle”. Chi te lo fa fare di buttarti verso l’ignoto, di uscire da questa “comfort zone”? Perdere le sicurezze infonde paura e agitazione. Ecco perché spesso si sceglie di restare fermi, senza troppi cambiamenti, nella routine che ci siamo creati. Ecco perché la cosa più difficile nell’affrontare un grande viaggio è semplicemente decidere di farlo.
Questa sensazione l’abbiamo provata già nel nostro primo viaggio in bici dal Piave ai Sibillini, e ora ancora di più in questo grande viaggio in Europa. Abbiamo lasciato a casa tutte le comodità, le routine quotidiane come lavoro, allenamenti, uscite con gli amici. Prendere questa decisione è sicuramente stata la parte più difficile del viaggio fino ad ora, in particolar modo la decisione di licenziarsi per affrontare un viaggio senza nessuna certezza.
Come un fiume che scorre
Però siamo fermamente convinti che la vita di un uomo sia come un fiume che scorre, e che deve continuare a scorrere, ad essere in movimento, per restare vivo. Altrimenti l’acqua ristagna, inizia a diventare sporca ed inquinata, inizia a perdere la vita. Ecco perché l’abitudine è pericolosa: uccide i sogni, distrugge i rapporti. Ci fa svegliare un giorno rendendoci conto che tutti intorno a noi sono cambiati, e magari ci arrabbiamo pure dando la colpa agli altri che hanno scelto di cambiare. In realtà siamo noi che abbiamo deciso di fermarci, anche se è contro la nostra natura.
Da poco più di un mese stiamo viaggiando in van. Non è stato semplice abituarsi a vivere in due in uno spazio così ristretto (5 mq). Non è stato facile nemmeno deciderlo, ma è una nostra scelta. Ci piace metterci alla prova, affrontare situazioni nuove, tenere sempre attiva la mente per trovare il modo migliore di superare i nuovi ostacoli che ogni giorno incontriamo.
Già in un mese ci siamo abituati a vivere con pochissima acqua, a lavarci all’aperto con l’acqua fredda, ad andare a dormire quando tutto si fa buio e svegliarci alle prime luci dell’alba. Ci siamo abituati persino al non sapere dove dormiremo domani. Inizialmente quest’ultima insicurezza ci dava un po’ di preoccupazioni: siamo partiti con tante paure sul dormire al sicuro, distanti da pericoli e da “brutta gente”. Sarà perchè abbiamo scelto di evitare le città e seguire un itinerario più a contatto con la natura, ma ora non abbiamo più paura di non sapere dove dormire. Anzi, è divertente scoprire ogni giorno quale sarà la vista dalla nostra finestra al risveglio.
Qualche “vista dalla nostra finestra” la vedete nelle foto di questo articolo. Quale preferite?
Una risposta
Ciao, siete grandi…. Vi seguo volentieri….. Katia